Fermentare prugne, fermentare idee
Oggi, nella mia cucina a Crotone, un barattolo di prugne tagliate a spicchi inizia un viaggio invisibile: quello della latto-fermentazione. Un processo antico, fatto di pazienza, cura e trasformazione. Ho segnato con cura la data – 07/09/2025 – perché ogni fermento ha bisogno del suo tempo, e ogni tempo racconta una storia.
Questa pratica non è solo un gesto culinario: è un allenamento mentale e spirituale. Inserire nuove attività manuali nella vita di tutti i giorni significa aprire varchi nel cervello, spingendolo a creare nuovi percorsi neurali. È la meraviglia della plasticità cerebrale: la capacità che abbiamo di uscire dai vecchi schemi, di ricostruirci, persino di guarire da ferite come la depressione o la perdita di motivazione.
La scienza oggi ci dice che attività semplici e creative, dalla cucina all’arte, hanno un potere enorme sul nostro benessere. E i cibi fermentati non fanno eccezione: sono alleati dell’intestino e, attraverso l’asse intestino-cervello, sostengono anche l’umore. È un dialogo profondo tra microbi, mente e anima.
Per me, queste prugne latto-fermentate sono il simbolo di una nuova stagione che comincia. Mi ricordano che le cose grandi nascono da piccoli gesti ripetuti. Mentre loro riposano e fermentano, io preparo il mio terreno interiore per affrontare sfide nuove e complesse: costruire modelli di fundraising e crowdfunding nell’ambito sanitario e sociale, insieme ad Arci Crotone ed EconGood Italia; e allo stesso tempo dare vita a movimenti artistici e comunitari, tra Crotone e Berlino.
La fermentazione ha un ritmo che non si può forzare. Ogni giorno, il barattolo va osservato, curato, lasciato respirare. È un esercizio di pazienza, come lo è costruire comunità: creare fiducia, tessere relazioni, lasciare che qualcosa di vivo e collettivo cresca, trasformandosi passo dopo passo.
E mentre a Crotone sperimento la fermentazione delle prugne, a Berlino mi preparo ad affrontare l’autunno e l’inverno con altre pratiche di autosostentamento: occuparmi dell’orto, della piccola casetta, e imparare nuove tecniche per rendermi più indipendente sul piano elettrico, idrico e del riscaldamento. Due luoghi diversi, due ritmi paralleli che dialogano tra loro.
In fondo, fermentare significa credere nella trasformazione. E io credo che anche la società, come un frutto sotto sale e acqua, possa cambiare forma, generare nuovi sapori, nuove possibilità. Basta iniziare: un gesto semplice oggi, un movimento più grande domani.
Sitografia:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38278378/
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Eh già... ❤️
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